idea, camera,
editing:
AM 

italy/switzerland
10 min. 
2024

16mm, found footage, seeds, rubia roots and hematite ochre.

ce film a été réalisé dans le cadre de la résidence artistique utopiana (genève) 2023-2024. 






Alcuni anni fa, avevo iniziato a immaginare un microfilm, breve e compatto, intitolato “Germi”, che non ho poi realizzato. Avevo intenzione di comporre frammenti pieni di dinamismo, immagini in movimento di tutto ciò che germoglia, scintilla, si apre. Si trattava di un film legato all’élan vital in tutte le sue forme, legato, immagino, al giungere dei miei trent’anni. Nel corso del tempo, penso che l’atmosfera di “Germi” sia stata erosa e si sia temporaneamente assestata in un’espressione dello spirito disperatamente costruttivo che si incarna nel film “Farsi semi”.

La primissima concezione di “Farsi seme” risale al 2016, quando mi posi la domanda di quanto l’immagine della bellezza e della tenerezza di cui mi ero intrisa da bambina potesse reggere di fronte alla prova della sofferenza delle persone care. Mi stordiva la dissonanza tra la vita intensa come delicatezza e l’eccedere della violenza che incombeva da ogni parte (nelle relazioni interpersonali, nell’esperienza della malattia, nei conflitti nel mondo).

Gli anni trascorsi hanno contribuito a stratificare attorno a quel momento tante altre concrezioni e in particolare molteplici forme di amicizia e solidarietà. Gli sforzi della ripresa si mescolavano alla gioia di riuscire ad assaporare il “gusto della ciliegia” - per riprendere l’immagine di Abbas Kiarostami - e la consapevolezza di essere un filo di grano, come scriveva il poeta animista-materialista Guillevic.
La dimensione distruttiva e generativa si congiungevano indissolubilmente nel processo di preparazione del film, improntato a una radicale interdipendenza tra gli esseri viventi, Si trattava di sperimentare - nella vita e nelle immagini - nuove forme di alleanza. Delle forme brute di bontà. Si trattava di non dimenticare la sensazione, percepita nei miei momenti migliori, di partecipare alla risonanza del vivente.

Mi è parso che la donazione di sangue potesse incarnare sensibilmente quest’interdipendenza. Questa forma bruta di bontà. 

Nell’introduzione del film si scontrano tenerezza e violenza, e a questa introduzione il film risponde trovando un movimento continuo e relazionale, dove panoramiche orizzontali e verticali si susseguono creando un flusso visivo e le braccia degli esseri umani sembrano proseguire i rami delle piante e viceversa.

Dopo aver sperimentato assiduamente con l’audio e il fuori sync nei lavori passati - e prima di riprendere a farlo nei lavori futuri - sono addivenuta a realizzare un film muto. Una sfida e un incoraggiamento a fidarci ancora di alcune immagini, a non perdere la possibilità di darci alle immagini...
Il cinema della risonanza non è un cinema necessariamente non-visivo, purchè si lavori con sobrietà, necessità, ricercando il carattere non-spettacolare delle immagini. Il cinema della risonanza è non-tautologico, non-monolitico. È un cinema dove la vista può contribuire ad attivare la nostra sensibilità tutta. “Farsi semi” è muto. Muto come le piante che ci circondano... Muto come i semi che ho iniziato a raccogliere nei luoghi in cui mi capitava di passeggiare. (Raccogliere il sangue, raccogliere i semi. La potenza del seme rappresentava il congiungimento di solidarietà e singolarità: non era solo un non-essere-più-fiore. C’era tutta una molteplicità di forme, un rigoglio, una delicatezza intricata delle loro forme…).

Sapevo che di fronte a questo movimento continuo andava però espressa anche la violenza della vita. Non andava taciuta, non andava edulcolorata. Nel film, le immagini vengono a più riprese aggredite dal colore rosso, l’urto della materia, l’urto del reale…
Ho pensato di traslare il sangue venoso e quello mestruale in due differenti pigmenti naturali: l’ematite e la rubia tinctorum. La prima è un’ocre rossa diffusa nel territorio veneto dove sono cresciuta. In particolare, ho raccolto l’ocra rossa nell’area del Montello, luogo tristemente noto per gli scontri della prima guerra mondiale. (Nel periodo neandertaliano - i morti venivano seppelliti dopo essere stati cosparsi con dell’ocra rossa; un gesto che tenta disperatamente di mantenere il ricordo della vita passata e di propiziare l’inizio della nuova vita).
La seconda è una pianta che è stata fondamentale nella tinura dell’antichità, fino alla rivoluzione industriale e all’invenzione dei colori di sintesi. Si tratta di un arbusto rampicante diffuso nell’area mediterranea. Le radici sono rossicce, una volta essiccate e macinate posso tingere i tessuti tramite la cottura. Ovviamente l’ocra rossa e le radici di garanza non si oppongono tra di loro ma si mescolano nel film, così come le dimensioni generatrici e distruttrici si mescolano nelle nostre esistenze e nel corso della storia. Nella stessa storia del colore rosso la simbologia positiva e negativa hanno di fatto sempre coesistito anche all’interno di una stessa cultura ed epoca.


Durante le riprese e il montaggio di questo film, mi premeva dare ascolto alla sensazione di risonanza con tutti i viventi: una sensazione che - assieme all’amore - rappresenta il miglior antidoto al forte senso dell’assurdo che scatena l’urto del reale.
Era forse questa la sensazione che provava J.L. Godard quando si riferiva alle tracce degli dei in fuga e quando girava la scena del paradiso terrestre di “Notre musique”. Era la sensazione che avevo provato ascoltando la “Musica per 18 musicisti” di S. Reich o abbandonandomi al frinire delle cicale.

Inizialmente ho fatto dei tentativi con la forma della sovrapposizione delle immagini. Ne resta qualche traccia nel film e intendo proseguire lo studio di questa figura intesa come una forma di interdipendenza, nel mio prossimo film. In “Farsi semi” è stata però la figura della panoramica a chiamare, spingendomi a costruire una contiguità tra le braccia degli esseri umani e i rami degli alberi. La panoramica è un movimento fuori moda. Né contemplativo come la camera statica, né estatico come la sovrimpressione. Mi sembrava esatto perché esprimeva allo stesso tempo il movimento e la frugalità.

J. L. Godard parlava del sacro come qualcosa di immobile (“Notre musique”). Descrive l’icona: “pas de mouvement, pas profondeur, aucune illusione”. Eppure, nella sequenza conclusiva del film “Notre musique”, secondo Godard il paradiso terrestre è la carrellata.

Per me quest’immanenza-trascendente, questa trascendenza orizzontale e relazionale… si incarna in “Farsi semi” nella figura della panoramica e nella risonanza tra molteplici panoramiche, molteplici punti di irradiazione.

Ho così iniziato a filmare. Sono andata con la mia Bolex 16mm in due centri di donazione in Veneto, per alcune domenica mattina.

Durante quelle settimane, con l’aiuto di mia madre, ho raccolto alcuni semi delle piante del suo giardino e alcuni semi trovati nei dintorni della mia abitazione (al parco giochi, lungo gli argini). Si tratta di piante estremamente comuni come i semi di betulla, i semi dell’aglio, i semi dell’albero della pioggia (samanea saman), i semi dell’exhocorda racemosa (cespuglio delle perle), i semi di muscari, i semi di melograno, i semi di violaciocche e altri ancora... (...) - AM 2024
































~ farsi seme




Les bras allongés comme des branches. Une aiguille trouve la veine. Le sang est récolté pour autrui. Ce fluide courre d’un être à l’autre, nous montrant notre interdépendance fondamentale dans le geste de la donation. Dans un cours visuel continu, l’usage de la panoramique devient une forme sensible de transcendance immanente. Les traces de sang touchent directement la pellicule cinématographique. Il s’agit de pigments d’hématite - une terre rouge racoltée dans la region de la Vénétie - et des racines de garance moulées. L’hématite ressemble au sang veineux alors que la garance présente une ressemblance avec le sang menstruel. Cette apparente duplicité du sang évoque la puissance à la fois génératrice et destructrice de la vie. Face à l’excessif pouvoir de la vie, nous entr’aider les uns les autres, experimenter avec les alliances, devenir semence. Résonner, récycler, régénérer. - AM 

Arms stretched out like branches. A needle finds the vein: the red fluid runs from one being to another, expressing our fundamental interdependence, through the gesture of blood donation. In a continuous visual flow, the use of camera pannings becomes a sensitive form of relational transcendence, where blood evokes both the generative and the destructive power of life. Facing the excessive power of life, we are left to experiment with alliances, resonating with everything that's alive. Becoming seeds. - A.M.







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